D’Annunzio custode del disordine
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D’Annunzio è stato un protagonista divisivo della cultura italiana: condannato dalla cultura cattolica, esaltato strumentalmente dal Fascismo, denigrato dalla intellighenzia del dopoguerra, rimane, ancora oggi e nonostante tutto, un indiscutibile e grandioso protagonista del Novecento.
D’Annunzio è stato un protagonista divisivo della cultura italiana: condannato dalla cultura cattolica, esaltato strumentalmente dal Fascismo, denigrato dalla intellighenzia del dopoguerra, rimane, ancora oggi e nonostante tutto, un indiscutibile e grandioso protagonista del Novecento.
Uno scritto minore di Curzio Malaparte, datato primi anni Trenta e dedicato al ‘trasformismo’ politico nell’Italia liberale, ha per titolo Custodi del disordine, definizione che ben si adatta al “d’Annunzio politico”: un custode (conservatore) del disordine (rivoluzionario). Seguendo questa linea ideologica e culturale, il Vate degli Italiani – oltre ad essere d’Annunzio, cioè un inclassificabile – finisce per incarnare la più importante espressione della “rivoluzione conservatrice” italiana.
Storico del cinema e docente universitario, Claudio Siniscalchi (1959) studia da anni la cultura anticonformista del Novecento. Per OAKS ha già pubblicato Un rivoluzionario decadente. Vita maledetta di Lucien Rebatet.
Informazioni aggiuntive
Prefazione di | Marcello Veneziani |
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