La lotta contro il diritto

La lotta contro il diritto

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Uno Stato che difende innanzitutto sé stesso e non i suoi cittadini ha smarrito il significato della propria esistenza, soprattutto quando protegge la pubblica amministrazione dai creditori, quando il fisco assume caratteristiche più predatorie che parassitarie, quando pensa solo alla conservazione e all’esercizio del potere.

COD: 9791281704275 Categoria:
000

Uno Stato che difende innanzitutto sé stesso e non i suoi cittadini ha smarrito il significato della propria esistenza, soprattutto quando protegge la pubblica amministrazione dai creditori, quando il fisco assume caratteristiche più predatorie che parassitarie, quando pensa solo alla conservazione e all’esercizio del potere.

Il saggio riprende, invertendolo, il titolo di un notissimo scritto di Rudolf von Jhering, La lotta per il diritto. Ragione dell’inversione del titolo è che la legislazione italiana, nella Seconda repubblica, ha reso più difficile, lento, costoso e defatigante l’esercizio dell’azione in giudizio e conseguentemente l’attuazione dei provvedimenti giudiziari. Soprattutto quelli contro le pubbliche amministrazioni, al fine, non confessato, di ridurre il debito pubblico (risultato non conseguito). È una misura di rigore il cui effetto è di compromettere l’ordine, come aveva ben avvertito Jhering nel suo saggio, misura peraltro tutta a favore del potere e del controllo pubblico, restringendo le libertà concrete, individuali e collettive. E, mentre prendeva piede tale prassi sia con norme sia con comportamenti, il Parlamento approvava una modifica all’art. 111 della Costituzione di segno contrario, il cui effetto era di occultare e confondere l’opposto realizzato nei “rami bassi” della normativa. I mezzi di comunicazione intanto spacciavano per “giustizia” processi-spettacolo di nessuna incidenza sui diritti del quisque de populo. Un coro di prefiche per la decadenza, il cui aspetto giuridico era sottaciuto. E, ovviamente, non erano risolti i problemi né delle garanzie e della giustizia, né del debito pubblico che ha continuato a crescere.

Teodoro Klitsche de la Grange (Roma, 1948), giurista, avvocato. Dal 1986 è editore e direttore della rivista di cultura politica e diritto pubblico “Behemoth”, dove ha pubblicato numerosi saggi e recensioni di Ernst Nolte, Julien Freund, Piet Tommissen, Dalmacio Negro Pavon, José Lois Estevez, Lui Maria Bandieri, Bernardi Dumont. Collaboratore di riviste italiane ed estere, tra le quali: “Nuovi studi politici”, “Il Consiglio di Stato”, “Il Foro amministrativo”, “Giustizia civile”, “Catholica”, “Telos”, “Empresas politicas”, “Deus Mortalis”, “Ciudad de los Césares”. Ha pubblicato i saggi: Il salto di Rodi (Pellicani); Il doppio Stato (Rubbettino); L’inferno dell’intellettuale (Pagine); Dove va lo Stato? (Libreria Editrice Europa); Apologia della cattiveria (Liberilibri); Funzionarismo (Liberilibri)